Nulla è pertugio come
un infinito in fila nelle vetrine festive
delle pagine. Basta un fallo di stampa,
una grinza sulla carta, una piega
minimale sulle lettere
e i reticoli si ammassano in ritagli.
Basta che un passante
fulminato da poche risorse memorie
cominci per la moltitudine
il viaggio iniziato a luci spente,
che i lineamenti perdono l'accento:
l'opera è lontana
e sarà ricordata in vie ristrette
Enrico Zembone
Il pertugio è una stretta apertura naturale o artificiale. Fulminante l'incipit quando il poeta dice con urgenza che nulla è pertugio come un infinito in fila nelle vetrine festive con un'espressione che rasenta l'alogico. Icasticità e leggerezza nelle due strofe visionarie. Il testo ha una struttura anarchica con immagini come schegge irrelate tra loro. La bellezza dei versi crea fascino e magia in una luminosità abbagliante e crea nel lettore una forte carica emozionale.
RispondiElimina